Caro... chiunque,
sì, caro chiunque, perché queste parole sono rivolte a chiunque,
sfogliando questo libro, depositario dei ricordi di alcuni allievi
che hanno vissuto tre anni in una scuola come la Nunziatella, si
soffermi un attimo su queste pagine: sono gli allievi del 193°
Corso
che scrivono. Il nostro è stato, senza dubbio, un corso travagliato,
senza troppe pretese, che si è dovuto prestare a infiniti cambiamenti
nel corso di questi tre anni; cambiamenti di persona, cambiamenti di
modi di vedere e di pensare. Non sempre siamo stati compresi, anzi,
spesso fraintesi, ed è stato visto il male dove non c'era. Chi sentiva
parlare del 193° Corso si metteva le mani nei capelli, ma fino a che
punto era giusto, era vero? Certo, non siamo mai stati dei
perfetti soldati, ma ci ha sempre contraddistinto l'onestà e la
sincerità anche se a volte non conveniva, sia nel singolo che nel
collettivo, e sono state fraintese anche queste. Siamo giunti al terzo
anno, siamo diventati «gli anziani», abbiamo trovato chi ci ha teso
una mano e ci siamo aggrappati. La volontà da parte nostra è stata
tanta, le intenzioni tutte buone (o quasi), forse è stata la loro
attuazione a lasciare a desiderare, ma un uomo si giudica soprattutto
dalle intenzioni. Forse abbiamo sempre agito e realizzato i nostri
progetti
riducendoci all'ultimo momento: abbiamo questa pecca, non altro.
Abbiamo fatto tutto col cuore, abbiamo cercato di insegnare qualcosa
anche a te, cappellone, deluso per non aver subìto l'incursione, di
cui tanto si parla, si racconta; ma in queste parole ci sono troppi
«si ... » dietro cui troppe persone e troppi corsi si sono nascosti,
dietro quel velo della tradizione del «si è sempre fatto». Abbiamo
cercato di raggiungere
e ottenere una maturità che ci distinguesse come
ragazzi di 19 anni, che ci facesse ricordare come «il corso che ha
saputo decidere, liberatosi dal peso della tradizione, spesso
fraintesa, e non essere annoverato tra i corsi che hanno fatto
l'incursione o lo squaglio perché si «dovevano» fare. Ci siamo posti
di fronte i pericoli che potevamo correre, i pro e i contro e,
soppesando entrambi i piatti, abbiamo voluto imboccare
una strada, non
senza difficili rinunce e sacrifici. Abbiamo fatto una scelta, nostra,
e ne siamo fieri, e se qualcuno avesse qualcosa da dire... non lo
dica: questo lo potremo fare solo noi del 193°, con la nostra
esperienza ed i nostri problemi. Se ci accettate, bene, altrimenti
chiudete pure questo libro e rimettetelo sullo scaffale. Abbiamo fatto
una scelta, nostra, e ne siamo fieri, non abbiamo nulla di meno di chi
ci ha preceduto, sicuramente lasciamo qualcosa di più, in eredità, ai
nostri cappelloni, speranzosi che abbiano capito e conservino quanto
abbiamo cercato di insegnare loro commettendo anche degli errori.
Abbiamo voluto essere figli del nostro tempo, giovani responsabili
come ci si richiede. Tra queste mura abbiamo sofferto e gioito, e rimarrano sempre nel nostro cuore, così come rimarrà l'orgoglio di
essere stato un corso unito, di essere stato il 193° Corso. |