F.lli Esposito                                                   © 2008  by Carlo Esposito ex allievo del 189' corso

Caro... chiunque,       sì, caro chiunque, perché queste parole sono rivolte a chiunque, sfogliando questo libro, depositario dei ricordi di alcuni allievi che hanno vissuto tre anni in una scuola come la Nunziatella, si soffermi un attimo su queste pagine: sono gli allievi del 193° Corso che scrivono. Il nostro è stato, senza dubbio, un corso travagliato, senza troppe pretese, che si è dovuto prestare a infiniti cambiamenti nel corso di questi tre anni; cambiamenti di persona, cambiamenti di modi di vedere e di pensare. Non sempre siamo stati com­presi, anzi, spesso fraintesi, ed è stato visto il male dove non c'era. Chi sentiva parlare del 193° Corso si metteva le mani nei capelli, ma fino a che punto era giusto, era vero?   Certo, non siamo mai stati dei perfetti soldati, ma ci ha sempre contrad­distinto l'onestà e la sincerità anche se a volte non conveniva, sia nel singolo che nel collettivo, e sono state fraintese anche queste. Siamo giunti al terzo anno, siamo diventati «gli anziani», abbiamo trovato chi ci ha teso una mano e ci siamo aggrappati. La volontà da parte nostra è stata tanta, le intenzioni tutte buone (o quasi), forse è stata la loro attuazione a lasciare a desiderare, ma un uomo si giudica soprattutto dalle intenzioni. Forse abbiamo sempre agito e realizzato i nostri progetti riducendoci all'ultimo momento: abbiamo questa pecca, non altro. Abbiamo fatto tutto col cuore, abbiamo cercato di insegnare qualcosa anche a te, cappellone, deluso per non aver subìto l'incur­sione, di cui tanto si parla, si racconta; ma in queste parole ci sono troppi «si ... » dietro cui troppe persone e troppi corsi si sono nascosti, dietro quel velo della tradizione del «si è sempre fatto». Abbiamo cercato di raggiungere e ottenere una maturità che ci distinguesse come ragazzi di 19 anni, che ci facesse ricordare come «il corso che ha saputo decidere, liberatosi dal peso della tradizione, spesso fraintesa, e non essere annoverato tra i corsi che hanno fatto l'incursione o lo squaglio perché si «dovevano» fare. Ci siamo posti di fronte i pericoli che potevamo correre, i pro e i contro e, soppesando entrambi i piatti, abbiamo voluto imboccare una strada, non senza difficili rinunce e sacrifici. Abbiamo fatto una scelta, nostra, e ne siamo fieri, e se qualcuno avesse qualcosa da dire... non lo dica: questo lo potremo fare solo noi del 193°, con la nostra esperienza ed i nostri problemi. Se ci accettate, bene, altrimenti chiudete pure questo libro e rimettetelo sullo scaffale. Abbiamo fatto una scelta, nostra, e ne siamo fieri, non abbiamo nulla di meno di chi ci ha preceduto, sicuramente lasciamo qualcosa di più, in eredità, ai nostri cappelloni, speranzosi che abbiano capito e conservino quanto abbiamo cercato di insegnare loro commettendo anche degli errori. Abbiamo voluto essere figli del nostro tempo, giovani responsabili come ci si richiede. Tra queste mura abbiamo sofferto e gioito, e rimarrano sempre nel nostro cuore, così come rimarrà l'orgoglio di essere stato un corso unito, di essere stato il 193° Corso.

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