italia.gif (104 byte)     F.lli Esposito                        © 2001  by Carlo Esposito ex allievo del 189' corso

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La « Didascalomachia »           (tragedia in 5 ore, un prologo, 4 stasimi, un esodo)
PROLOGO
La mattinata era fredda ed orrida, come al solito il calorifero non funzionava, soffi d’aria gelata si insinuavano sibilando, quasi presagi di prossima tragedia, dalla finestra. L’impersonale luce al neon dipingeva di un bianco sinistro i volti tesi dei sedici guerrieri. Ognuno preparava le armi. La tromba sonò e diede inizio alla battaglia.
I ORA
Fece il suo ingresso Fischetti piè veloce. Appena l’eroe si assise l’olocausto volontario si avviò sui teatro dello scontro; noi suoi compagni consapevoli della grande tragedia che si stava per compiere, ci preparammo mesti alla lettura dei sacri testi a fumetti opportunamente celati alla vista del valoroso piè veloce. La prima avvisaglia, circa l’esito della battaglia, si ebbe allorché il prode. nostro dimostrò di voler usare la sua arma (il libro di testo) alla rovescia; iniziando una lettura, per di più in metrica, fatta di strane « e » gutturali cacofone. Gli occhi del Pelide sprizzavano odio, disgusto e fu con cinica crudeltà che scagliò il suo dardo rettangolare (4). Il povero prode nostro, rendendosi conto che la dea NIKE non gli aveva arriso, si ritirò. TUKE volle che il figlio di Teti non infierisse oltre, accontentandosi di assegnare 2340 versi delle sue imprese.
I STASIMO
Odi, o soldato, lontano il rumore di Omero che si rivolta nella tomba.
II ORA
E’ con gentil leggiadre quasi svolazzando, che il buon Pasquale inondò della sua luminosa pre­senza il luogo ove noi, poveri ed ignoranti, piangevamo la disperazione di non aver capito, prima che si suicidasse il nostro caro Jacopo. La melliflue parole, il cantar della Muse, nell’aere sparse e noi, come gli dei l’ambrosia, attingemmo da quella inesauribile fonte. Ma, ahimé, il dolor ci colse, allorché, una volgar frase ruppe l’atmosfera celestiale: « Nu’mm scucciat’, aggia spiegà e’ Grazie, e spiegamm’ en’grazzia e’ Ddio ». L’offesa fu però nostra: come potevamo audirlo se innanzi ai nostri occhi imperava il libro di fisica? Inutil fu il tentativo di dimostrar che, dopo tutto, stavamo approfondendo la studio della « natura »di cui il caro Ugo trattava. Il dolce suono della tromba interruppe lo strazio.
II  STASIMO  ( Intervallo grande )
Mangiate, o prodi, che l’« ora» s avvicina.
III ORA
E su di noi si abbatté la razionalità, il terrore sacro e profano. Lui arrivò: e fu subito guerra!. La prima fila dello schieramento abbandonò immediatamente il combattimento ricoverandosi presso l’in­fermeria da campo. Incauto un prode si attardava nel prender il posto da combattimento e inesorabil­mente fu colpito ed affondato. Fu questione di pochi attimi: alle incomprensibili parole del razionale nemico, (una miscela di x, y, tg, sec, valori umani, concetti filosofici, brutti epiteti, verdura fresca), fa­ceva riscontro una mimica oscena fatta di strani disegni e assurde operazioni del nostro prode.  Fortunatamente l’agonia fu breve e l’incau