COLLEGIO
MILITARE
DI
NAPOLI
COME COMPORTARSI
(Ad uso esclusivo degli allievi
del
Collegio e fuori Commercio)
Tip. A. SARRACINO
-
NAPOLI Forno Vecchio,
33
-
1935 - XIII -
" La natura crea gli uomini forti per animo, ma l'educazione li rende
migliori per buoni ammaestramenti,,.
VEGEZIO
PREMESSA
Gli allievi troveranno compendiati in questo libretto ammaestramenti e
consigli utili, che li renderanno più informati della maniera di comportarsi in
collegio e fuori e più esperti ad evitare, nella pratica giornaliera della vita,
spiacevoli situazioni.
Ai giovani che vivono in questa officina del carattere, con la guida di
educatori che provengono dalla più sana, più perfetta istituzione nazionale, che
un giorno saranno educatori essi stessi, che indossano una divisa di nobilissime
tradizioni, che sono destinati a diventare ufficiali in S. P. E., incombe
1'obbligo di possedere una completa educazione e di corrispondere
all'aspettazione del Paese, che li guarda con particolare attenzione e che
ripone in loro le migliori speranze. Ad essi non è lecito alcuna licenza, alcuna
omissione nelle norme di contegno, e l'errore più grave che possano commettere è
quello di credere che l'età giovanile valga di attenuante negli atti
sconvenienti. L'educazione dell'uomo ha inizio con la vita, e non ha momenti di
sosta o intermittenze; non subisce varianti o alterazioni ; non ha aspetti
diversi e non muta col variare dell'ambiente o delle persone.
L'adempimento con animo incline del piccolo ed oscuro dovere di oggi, è la
condizione necessaria per 1'adempimento del dovere di grande stile di domani.
COME COMPORTARSI
COI
SUPERIORI
Al superiore è dovuto rispetto ed obbedienza. Il principale atto, con cui si
esprime il rispetto al superiore, è il saluto. Il regolamento stabilisce la
maniera di salutare : quanto più questa maniera è perfetta, tanto più appare
sentito -1'omaggio. Quando la correttezza è insita nella natura, l'atto non
subirà le influenze del momento psichico della persona che lo compie : sarà,
cioè, in ogni caso, indipendente da pensieri che possano travagliare la mente o
da sentimenti che tengano indisposto l'animo.
Inoltre la coscienza dell' importanza dell'atto, evita le false valutazioni
delle menti mediocri, che regolano la perfezione del saluto al grado del
superiore.
Vi sono circostanze in cui il saluto deve essere preceduto da altri
particolari di forma. S'incontra, ad esempio, un superiore per la scale :
occorre fermarsi, far fronte e salutare ; se, invece, lo si accompagna, e per
1'angustia del luogo non gli si può stare al fianco, bisogna precederlo se si
sale, seguirlo se si scende. Se si sta seduti, al passaggio o all'avvicinarsi
del superiore si saluta dopo essersi levati in piedi : accennare d'alzarsi,
conservando il corpo arcuato, è scorretto. Se si accompagna il superiore,
bisogna tenersi alla sua sinistra, salvo che non convenga cedergli il cammino
più agevole ; è bene non stargli troppo a contatto in maniera da impedirgli o
limitargli la libertà dei movimenti ; non parlargli a voce troppo alta o
gesticolando.
Si tenga presente che in vettura il posto d'onore è quello in fondo a destra,
segue quello accanto, il terzo è di fronte al primo. il quarto di fronte al
secondo: si sale dopo il superiore, per evitare disturbo, dall'altro lato della
vettura; alla fermata, occorre smontare per il primo e, nel caso, aiutare a
scendere.
Prima di presentarsi al superiore, è bene assicurarsi dell'ordine del vestito
: è sconveniente rassettarselo in sua presenza ; andandogli vicino non bisogna
accostarsi eccessivamente (se in ufficio, fermarsi alquanto distante dal
tavolo) e guardarsi dal porgergli per primo la mano.
Nelle presentazioni, si fa prima quella dell'inferiore al superiore,
dell'uomo alla signora o signorina, della persona più giovane a quella più
anziana : mai viceversa.
Alla negativa di un superiore, per nessuna ragione si facciano insistenze ; è
pure buona regola non contraddire.
L'appellativo " signore „ che si deve premettere al grado, sempre che si
discorra o si scriva al superiore, si deve usare anche quando si parla di lui,
per dimostrare agli interlocutori il rispetto che si sente per la persona. Chi
ciò non usi, 'o, ciò ch'è peggio, ometta anche il grado servendosi del solo
cognome, sia pure parlando con persona di confidenza, non può essere
lusinghieramente apprezzato da coloro che abbiamo pratica di civile educazione.
Col superiore possono intercorrere vincoli di parentela o rapporti di
amicizia, personali o di famiglia : occorre guardarsi dal far travedere atti di
confidenza, che costituiscono imbarazzo per lo stesso superiore e che si possono
usare soltanto negli ambienti intimi : i salotti, è risaputo, non sono tali.
CON GLI EGUALI
Nelle relazioni tra eguali, più che in qualsiasi contingenza , il tratto caratterizza e distingue le persone per bene,
perchè
chi non ha perfetti e reali sentimenti di educazione, in assenza dell'elemento
soggezione è facile che trascenda, anche inconsciamente , in atti lesivi dell'urbanità,
della cortesia, della generosità, della correttezza in genere. Per ben contenersi con gli
eguali, è necessario sempre un rigoroso controllo
delle "proprie azioni , particolarmente quando con essi si svolge, come in collegio, vita in comune.
Se è lecito, anzi opportuno, mettere da banda il formulario dell'etichetta
col camerata, non è mai conveniente venir meno alla finezza dei modi e dei
sentimenti, anche quanto si debba reagire ad un torto ricevuto.
Come in tutte le comunità, anche in collegio si trovano raccolte le nature
più differenti, per cui è d'uopo che ognuno cerchi di conoscere dell'altro
.virtù e difetti : le prime per apprezzarle ed emularle, i secondi per valutare
i limiti entro i quali contenere 1'intimità col compagno. Tra camerati non vi
possono essere pericolosi contrasti, conflitti d'interessi veri e propri ; e,
all'infuori d'una frase :alquanto spinta o male intesa, d'un gesto non
commisurato, d'un risentimento non domato, null'altro può accadere che turbi
l'atmosfera di cordialità in cui vive. Ma quando, anche nei piccoli incidenti,
si riesce a far funzionare sull'istinto il freno della volontà, è difficile
disturbare l'equilibrio dei buoni rapporti. Gli equivoci, i dubbi, i malintesi,
sono agevolmente risolti tra chi possiede nobiltà d'animo ed elevati sentimenti, sovratutto
sincerità semplice, schietta, spontanea.
I tipi irascibili, bisbetici, scontrosi, egoistici, sui quali le norme di
contegno non hanno alcuna presa. è bene siano trattati con riservatezza : da
ciò la necessità dello studio dei caratteri, per compiere le selezioni nelle
amicizie, e, di conseguenza, per ridurre al minimo le occasioni di contrasto.
Ognuno però ha le sue mende, piccole e grandi : ed è perciò che la tolleranza e
il compatimento sono segno di generosa e intelligente umanità.
La nobilità di sentire e la fine educazione, oltre a non far peccare nel
tratto, donano spontaneità ai doveri di cameratismo di cui si è in obbligo con
chiunque si viva insieme. E qui è bene ricordare che al compagno si deve affetto
fraterno, aiuto nel bisogno, consiglio nel dubbio, interessamento morale e
materiale nelle sciagure, ma sopratutto si deve il rispetto, quanto si vuole per
i propri, ai suoi affetti, alle sue idee religiose, all'imperfezioni fisiche,
all'umiltà dei natali : anche le semplici allusioni, in questo campo, sono
ingenerose e riprovevoli.
I modi inurbani vengono da ruvidezza di carattere o da scarsa educazione e
suscitano talvolta reazioni spiacevoli, che obbligano poi a riconoscere il
torto. L'insulto volgare infanga chi lo lancia e non chi lo riceve. Chi ebbe
buona educazione famigliare, la conserva sempre; gli altri hanno il dovere di
acquistarla.
Vivacità dello spirito e amichevoli espansioni non scusano scorrettezza, nè
volgarità : quindi, non gestire troppo ; non alzare la voce, peggio per sopraffare le altre voci ; non mettere le mani addosso al compagno; non
fare
scongiuri, tanto sciocchi, quanto offensivi se rivolti a persone ; non lasciarsi
sfuggire parole triviali o gesti di sconcezza; non bestemmiare ; non fischiare ;
non sputare per terra, nemmeno per strada e non strisciarvi sopra il piede; non
cacciarsi le dita nel naso o negli orecchi ; non far schioccare le ossa delle
dita.
Doveri particolari di cameratismo hanno gli allievi verso i loro compagni capiscelti e scelti,
capiclasse e sotto-capiclasse, quando a questi è
attribuita, per ragioni di servizio; funzione di comando,
Si è detto ad arte " doveri di cameratismo anzichè " doveri disciplinari „ , poichè sono i primi ai quali sovratutto fa appello il sentimento, acciocchè
l'opera del compagno responsabile verso i superiori sia in ogni modo agevolata.
Quindi : silenzio, attenzione, ordine, osservanza sollecita dei suoi
avvertimenti, esecuzione perfetta dei suoi comandi, sollecitudine fraterna nel
coadiuvarlo.
In tal modo l'allievo si dimostra veramente schietto, generoso e spontaneo,
atto ad accomunare sentimenti e vita con i compagni in uno stretto fascio di
volontà, che è forza materiale e morale.
CON GLI INFERIORI
In collegio, sono inferiori dell'allievo i famigli ; coloro, cioè, che
compiono l'uffício di domestici. La condotta verso questa categoria non deve mai
mancare di discrezione : la civiltà lo vuole.
I famigli si trattano senza disprezzo, senza orgoglio, senza lederne la suscettibilità, poichè anche essi hanno il loro amor
proprio ed è dovere rispettarlo; ma neppure verso di loro si debbono usare forme confidenziali, da pari a pari.
I famigli hanno degli obblighi disciplinari, che, a volte, sono in contrasto
con quanto possa essere desiderio dell'allievo : è prudente non chiedere cosa
cui si possa ricevere per risposta un rifiuto, come pure è bene guardarsi, per
non perdere in considerazione, dal forzare il servizio con minacce o lusinghe
: chi non rispetta il dovere degli altri, si mostra disposto a transigere col
proprio.
A STUDIO
In collegio lo studio è fatto in comune ed è disciplinato secondo le
istruzioni date dal regolamento di servizio interno. L'applicazione allo
studio denota la serietà del carattere, la fermezza dei propositi, il fervore
delle opere. Le ore dello studio sono sacre per il giovane di buona volontà ;
costituiscono un tempo prezioso che non va sciupato invano, e che più si
apprezza se meglio è messo a profitto.
Durante lo studio, perchè la propria distrazione non sia causa di distrazione
degli altri, bisogna evitare qualsiasi gesto che riesca di fastidio, come il
far rumore con sedie, tavolini, libri ; anche lo spostarsi, il far richieste
all'ufficiale o al compagno vicino, ecc., sono atti che recano disturbo e
discordano con la religiosità del raccoglimento.
Si ricordi infine che volontà e ingegno non sono sufficienti per profittare
nello studio : occorre anche, ed in elevata misura, ordine e metodo.
A SCUOLA
La scuola è il tempio ove si educa lo spirito e s'illumina la mente del
giovane; perciò nella scuola deve essere regola il rispetto e il buon contegno.
Tutte le forme di deferenza che si rivolgono a persone di alta autorità, son
dovute all'insegnante, con in più la riconoscenza che l'educando deve all'educatore.
Per rispetto alla tradizionale austerità dell'ambiente, a scuola si siede con compostezza, senza poggiare i gomiti sul banco e senza sdraiarsi contro
la spalliera, perchè queste posizioni sono anzitutto scorrette e poi concilianti 1'assopimento dell'attenzione. Non si chiacchiera ; non si disturba il vicino; non s'interrompe 1'insegnante
e si attende la fine della lezione per chiedere chiarimenti ; non si suggerisce
al compagno, il che equivale a voler prendere in giro il professore ; non si
ride degli sbagli degli altri ; non si schiamazza negli intervalli ; non si
fanno infine atti comunque inurbani.
Deve invece ogni allievo sforzarsi di compiere 1'unificazione del suo
spirito con quello dell'insegnante, così da trarre dalla lezione il massimo
profitto; prendere appunti sintetizzando gli argomenti più importanti, onde
facilitare il lavoro assimilativo, che non potrebbe essere compiuto altrimenti
nelle poche ore di studio della giornata.
A MENSA
La mensa, nel mentre soddisfa un bisogno fisiologico, offre, poichè è fatta
in comune, una piacevole distrazione : è qui che si sbriglia la naturale vivacità dei giovani, la
loro allegria, la loro facondia.
E tutto ciò è un bene per la salute, nulla valendo meglio a tener desto
l'appetito ed a saziarlo igienicamente quanto il buon umore. Ma... " a tavola si
conosce il gentiluomo „ e la briosa spensieratezza non deve trasmodare, non
deve far dimenticare le regole della buona creanza.
La persona che diletta di educazione si rivela subito dai minimi atti ; chi è
abituato a naturale correttezza di ogni giorno, si trova poi a suo agio, senza
alcuna affettazione, in qualunque circostanza straordinaria.
Per sedersi a mensa si aspetta 1'ordine dell'ufficiale, indi si sta seduti
con compostezza, non accostati allo spigolo della tavola se non quel tanto
occorrente per rendere agevoli i movimenti ; le gambe sian tenute piegate in
maniera da non dar fastidio ai compagni di fronte ; le braccia ritirate e
aderenti al corpo (è scorretto poggiare i gomiti sul tavolo) ; il busto eretto,
o, nell'atto di portare il cibo alla bocca, leggermente inclinato in avanti, ma
senza reclinare la testa sul piatto. Il tovagliolo sia tenuto sulle ginocchia,
mai appeso alla giubba. Non si appoggino le mani alle cosce, non si tengano le
mani in tasca, non si lascino le posate in modo da sporcar la tovaglia.
A mensa non si parla con il boccone in bocca, nè a voce alta, soverchiante ;
non si tengono discorsi spiacevoli o disgustevoli ; non si dà molestia, sia
con parole che con gesti, ai vicini di posto, ed ai lontani non si deve
rivolgere la parola. Bandite le discussioni animate : nei diverbi tutti sono ugualmente e
indubbiamente
maleducati.
A mensa, per economia di servizio e di tempo, le porzioni sono riunite per
ogni quattro allievi ; è scorretto dimostrar fretta nel servirsi, o prendere un
quantitativo di vivanda superiore a quello di propria spettanza. Se nel piatto
comune esiste già il razionamento della portata, bisogna prendere la porzione più vicina, evitando la scelta e di adoperare le proprie posate.
E' risaputo che nelle mense militari i cibi sono controllati nella quantità e
nella qualità ed assaggiati dopo la cottura : lagnarsi quindi del vitto è atto
sconveniente ed indisciplinato insieme.
Nell'alzarsi da tavola non si faccia rumore con le sedie.
La mensa non può aver la ricercatezza dei pranzi di etichetta, di cui si
parlerà più in seguito, ma non può essere aliena dalle comuni regole del
galateo, come non lo sono del resto le tavole famigliari.
IN CAMERATA
La camerata è il dormitorio degli allievi; è un locale riservato e comune a
molti. Ma appunto quest'ultima particolarità impone una serie di doveri, da cui
è impossibile scostarsi senza ledere le più elementari forme di rispetto ai
compagni.
In camerata non si grida, non si schiamazza, non si compiono movimenti
incomposti o violenti, non si tengono discorsi sguaiati o comunque offensivi
del buon costume o della correttezza. L'ordine e la pulizia perfetta del proprio
posto, degli indumenti e degli altri oggetti d'uso, denotano il riguardo che si ha per
sè e
per gli altri ; indicano finezza di modi ; svelano i veri sentimenti di
educazione : il vicino di posto non deve, in nessun momento e per nessuna ragione, aver di che lamentarsi o nausearsi.
IN FAMIGLIA
La famiglia è ambiente di sacra intimità, ove hanno sede gli affetti più puri
e più profondi, ove ogni parola, ogni atto, ogni gesto è sincera espressione
dell'animo. Tra le pareti domestiche non trovano posto i convenzionalismi e
le formule vuote, tuttavia niente deve compiersi in contrasto con le regole
della buona creanza e della civile educazione. I figli, qualunque sia la loro
età o posizione, debbono ai genitori assoluta obbedienza, che è la prima virtù
dell'ossequio devoto e sentito. La volontà dei genitori va raccolta senza
discuterla neppure col battito del ciglio ; i loro consigli vanno ascoltati
come comandi d'un'esperienza curvata sotto il peso degli anni ; i loro
rimproveri vanno accettati con manifesta gratitudine, perchè quanto più severa è
l'opera educatrice dei genitori, tanto più deve essere profonda la riverenza dei
figli, che ne traggono frutto. Le relazioni tra fratelli debbono avere legami di
sentita subordinazione e di doverosa protezione, dovendo il minore riconoscere
l'autorità del maggiore,. prestargli obbedienza e rispetto, senza mai mostrarsi
intollerante della sua guida, dei suoi ammaestramenti; il maggiore a sua volta,
poichè più cosciente e più pratico, deve ben dirigere i fratelli più piccoli con
la parola e con 1'esempio.
La confidenza e la cordialità, è bene ricordare, non autorizzano neppure tra
coloro che son legati con vincoli di sangue, a trascurare, in qualsiasi
congiuntura, quelli che sono aspetti esteriori di contegno. A Massimo d'Azeglio
giovanetto, che si era messo avanti alla sorella nell'andare a tavola, il
padre, in presenza degli invitati, ebbe a dire, ricacciandolo indietro :" Non
c'è ragione d'essere incivile perchè è tua sorella! ,,.
IN PUBBLICO
L'allievo, per la bella e nobile divisa che indossa, è continuamente
osservato dal pubblico, ciò che l'obbliga a speciali doveri di perfetto
comportamento.
Anzitutto deve curare la correttezza dell'uniforme ; curarla con giusto
senso, senza cadere nell'originalità, la quale non è eleganza e rende
l'individuo ridicolo. Ricordare che il buon gusto non è altro che un senso
squisito della misura.
In pubblico, la serietà e la prima caratteristica della compostezza ; seguono
poi tutte le altre note di distinzione. Per istrada, guanti sempre calzati,
mantellina agganciata e con i lembi pendenti ; mai le mani in tasca. Camminare
con aria disinvolta, senza affettazione, tenendo la sinistra : evitare di
fermarsi nei punti più frequentati o ristretti, . per non inceppare la
circolazione ; sostando, evitare di mostrarsi dinoccolato e di appoggiarsi a
muri, colonne, porte, ecc. ; incontrando vecchi o donne, cedere il passo;
andando in compagnia, evitare di dare il braccio all'amico, di parlare a voce
troppo alta o gesticolando, incontrando delle conoscenze proprie o di coloro con cui si procede, è dovere
di cortesia salutarle. Di
regola non si debbono fermare per istrada signore o signorine, quand'anche siano accompagnate. Si dà la destra a superiori, a. donne, a vecchi, oppure la
parte più comoda, come i marciapiedi lungo le case.
E' doveroso omaggio il saluto ai feretri, ai simboli della religione ed a
tutto ciò che costituisce segno di rispetto da parte del pubblico.
NELLE VISITE
Le cosidette visite di convenienza sono quelle che si fanno in occasione di
fidanzamenti, nozze, nascite, onomastici, compleanni, lutti. Sono pure da
comprendersi in questa categoria le visite per la tradizionale festa del
Capodanno e di altre solennità religiose ; le visite di ringraziamento dopo aver
ricevuto un favore, o dopo aver partecipato ad un pranzo o ad un ballo ;
quelle di congedo o di presentazione per salutare i conoscenti quando si lascia
definitivamente una città o vi si giunge per la prima volta. Un senso di
opportunità deve guidare nel compierle, poichè quando non si avesse 1'obbligo
della convenienza, si potrebbe incorrere in un gesto di famigliarità male
apprezzato. E' regola che le visite di augurio si facciano il giorno precedente
o successivo a quello della festa ; in occasione di nascita, quando la puerpera
si sia ristabilita ; di Capodanno, entro il mese di gennaio; di ringraziamento,
entro gli otto giorni dal pranzo o dal ballo ; di congedo o di presentazione,
nel giorno ed ora fissata dalla persona interessata ; di condoglianza, entro sei settimane dal giorno della sventura.
Oltre a tali visite, che chiamiamo di speciali circostanze, vi sono poi
quelle comuni, che alcune famiglie della buona società ricevono dai conoscenti
in determinati giorni, ad ora pure stabilita, ed alle quali s'interviene,
secondo il grado di amicizia, con più o meno frequenza, ma non con assiduità.
Alle visite si deve giungere con la maggiore puntualità possibile ; non in
anticipo, nè con eccessivo ritardo. Si lascia in anticamera il soprabito ed il
cappello (il militare non depone la sciabola ne il copricapo, e questo tiene
nella mano sinistra) e, dopo aver tolto il guanto destro, si entra nel salotto
senza chiedere permesso. Fatti pochi passi nell'interno, si rivolge un leggero
inchino a tutti i presenti e si va ad ossequiare la padrona di casa ; dopo si
porgono gli omaggi agli altri di famiglia, si salutano i conoscenti e si prende
il posto indicato da chi riceve.
L'uso del baciar la mano alle signore volge or quasi al tramonto. Verso le
più vecchie dame, è tuttavia atto ancor gradito di antica e devota deferenza.
Nelle visite il contegno deve essere serio, corretto e nel contempo disinvolto.
Si sta seduti tenendo le gambe unite e piegate, mai a cavalcioni, evitando d'inclinarsi
contro la spalliera della sedia o di piegarsi in avanti col busto. Alle persone
che non si conoscono non si rivolge la parola se non dopo essersi presentati,
o, ciò ch'è meglio, dopo esser stati presentati, non si guardano con insistenza
gl'invitati, specialmente le donne. Non si ispeziona con l'occhio, in maniera
visibile, l'ambiente ; non si toccano gli oggetti che si abbiano a portata di
mano; non si fanno commenti su persone o su cose.
La visita di massima dura 15 - 20 minuti ; specie quando vi sia affluenza di
gente, occorre cedere il posto ai nuovi arrivati ; ma per prendere commiato è
bene attendere un momento opportuno, che normalmente è quello in cui languisce
la conversazione : bisogna evitare dall'allontanarsi subito dopo l'arrivo di
altri invitati. Anche ora, la prima ad essere salutata, sia la padrona di casa.
Alle visite non si conducono amici senza aver prima ottenuto il consenso.
NELLE CONVERSAZIONI
Il parlare leggermente, spesso e subito, è proprio degli spiriti vuoti. Il
soldato dice tutto breve, semplice, misurato. Sa tacere opportunamente. Se
altri discorre, non interrompe e dovendo esprimere il proprio parere attende il
momento opportuno, senza dar segno d'impazienza o di disapprovazione. Se
l'argomento del discorso non è condiviso, non contraddice aspramente, nè
smentisce apertamente poichè da tali contrasti è facile che sorgano questioni
serie: l'opinione contraria va dimostrata -.tra persone -ben costumate - con
dolcezza, con cortesia di atti e di parole; per frivolezza non è opportuno nè
saggio trascendere in animate discussioni, anzi l'arrendevolezza in tali casi
è buona dote.
Il discorso deve essere tenuto in forma piana, senza pomposità e non deve
contenere parole volgari frasi scorrette, specialmente se si svolge in presenza di donne. Nelle conversazioni non è bene
parlare di sè stesso e, se
costretti, studiare di essere brevi, in ogni caso modesti.
Il discorso non deve mai contenere allusioni che possano tornare sgradite ai
presenti e se è piacevole nel discorso lo spirito sano e ben fatto, non sono
certo bene accette le scipitezze e tanto meno i motti mordaci, le beffe, gli
scherni.
Nelle conversazioni, specialmente tra giovani, se capiti di toccare
l'argomento in cui c'entri la donna, è buon senso e fine educazione non lasciarsi andare
in giudizi azzardati o in ammirazioni sospette, poichè a qualcuno dei presenti,
eventualmente interessato, ciò potrebbe dispiacere.
Rifuggire dai pettegolezzi di ogni genere, segni di
mente piccina ; non far mai propri í" si dice ,,. La prudente riservatezza dà la misura del gentiluomo.
NEI BALLI
Ad un invito a ballo privato, rispondere. Chi balla male, se ne astiene ed
impara.
Nei balli si deve essere irreprensibili nel vestito ;_ i guanti si tengono
sempre calzati. Come nel presentarsi ad una visita, anche ai balli il primo
omaggio va rivolto alla padrona di casa.
Non si rivolgono inviti di ballare a signore o signorine che non si
conoscono, prima d'essere presentati a loro ed ai parenti che le
accompagnano. Alle prime battute della musica, si va vicino alla dama e, dopo un
leggero inchino, le si rivolge garbatamente l'invito. Se la dama accetta, le si
offre il braccio e la si conduce al centro della sala donde s'inizia il ballo, se invece non si dimostra disposta, non le vanno fatte
insistenze. Non è ben essere assidui presso la stessa ballerina.
Durante il ballo, il contegno deve essere serio e corretto : alla dama non si
parla in continuazione, ma le si rivolge soltanto qualche breve frase di
convenienza. Alla fine della danza, offrendo sempre il braccio, si accompagna la
dama al suo posto e la si ringrazia.
Al tè o alla cena che venga offerta durante la festa, si va soltanto in
compagnia delle persone con le quali si sia in intimità.
Prima di allontanarsi, è doveroso porgere i ringraziamenti all'invitante.
NEI LUOGHI APERTI AL PUBBLICO
CAFFE'. -- Entrando in un caffè, non si lasci aperta la porta che si sia
trovata chiusa ; si saluta, senza fermare lo sguardo su alcuno e si resta a capo
scoperto, se così han fatto i più ; quindi si prende posto al tavolo,
recandovisi in maniera da non arrecare disturbo ad altri. Tenersi sdraiati
sulla sedia, poggiare i gomiti sul tavolo, avere le gambe a cavalcioni, sono da
considerarsi posizioni scorrette.
TEATRO. - Si lascia al guardaroba, se esiste, il soprabito, non mai la
sciabola nè il copricapo, e si entra a capo scoperto, se lo spettacolo è dato in
luogo chiuso. Nel prendere posto, dovendo passare davanti ad altre persone,
si chiede permesso, badando bene di non volgere le spalle a coloro che s'incomodano. Durante
lo spettacolo non si faranno apprezzamenti ad alta voce. Se si va far visita a qualche
conoscenza che sia in
palco (non più d'una volta nella serata), si entra senza picchiare alla porta, si ossequiano le signore per le
prime e si va ad occupare il posto più arretrato, avvicinandosi successivamente. La
visita
deve essere breve, ma non bisogna ritirarsi prima che siano usciti i precedenti visitatori, o finchè
non giungano
altri, se la signora è sola.
TRENO. - Viaggiando in ferrovia, non sempre si ha la possibilità di scegliere
il posto, e quindi è facile venire a contatto con persone non bene edotte del
vivere civile : in tal caso occorre che alla disinvoltura e correttezza siano uniti prudenza e tatto.
Sopratutto esser cauti nell'intavolare discorsi.
Nel deporre e riprendere i bagagli si deve badare di ridurre al minimo il disturbo
degli altri viaggiatori ; è cortesia porgere aiuto a chi per tale funzione ne abbia bisogno, ma sempre
ai vecchi ed alle donne. Entrando in uno scompartimento già occupato togliersi
il copricapo e salutare. Ivi, anche se consentito, non si fuma senza chiedere permesso ;
di regola non si mangia; e dovendolo fare, non si rivolgono inviti che ai soli
conoscenti ; di giorno non si dorme sdraiati sui cuscini e di notte soltanto dopo
aver preso le necessarie
precauzioni per non insudiciare. Mai sbottonarsi la giubba, nè togliersi il
colletto, se si è in uniforme.
TRAM. - Si ottemperi disciplinatamente alle
prescrizioni
regolamentari, che variano a seconda del tipo
di vettura.
Contegno irreprensibile verso tutti i compagni di
viaggio. Non fumare,
nè tenere il sigaro spento fra le labbra.
Se entra
una donna, un vecchio, un mutilato, un ammalato, un superiore, cedere prontamente il posto a sedere o lasciar libero il passo. Non sedersi di traverso o con le gambe accavallate,
cíò che porta discapito ai
vicini. Preoccuparsi sempre di dare il minor fastidio possibile.
ALBERGO. - Come in tutti i luoghi in cui si viva a contatto con altri
cittadini, nell'albergo nulla si deve compiere che vada a scapito del decoro e
della civile educazione.
Col personale bisogna aver modi urbani; non essere eccessivi nelle
pretenzioni ; non mostrarsi curiosi di conoscere quanto concerne gli altri ;
non dare notizia dei propri affari.
Dalla camera in cui si alloggia si può dare disturbo a quelli che occupano
le attigue ; quindi bisogna usare tutte le accortezze atte ad evitare il verificarsi di tale
inconveniente. Gli oggetti che sono di proprietà del locale si
debbono rispettare come se appartengano alla casa di un ospite.
RISTORANTE - Mangiando in pubblico vanno osservate tutte le regole elencate
parlando delle mense e dei pranzi. Andando a sedere alla tavola comune (table d'hóte)
è di regola il saluto fatto con leggero inchino a tutti i commensali, ma non è
d'obbligo la presentazione. Alla tavola comune bisogna giungere con puntualità
e vestiti inappuntabilmente.
NEI PRANZI
Ad un invito a pranzo, ringraziare della cortesia ricevuta, anche se non si
abbia la possibilità d'intervenire.
Giungere, con 1'abito prescritto, qualche minuto prima dell'ora indicata.
Lasciando in anticamera il copricapo ed il soprabito, si entra nella sala
rivolgendo un inchino ai presenti ; dopo si va direttamente a porgere i ringraziamenti alla padrona di casa, che farà la presentazione agli
invitati,
Quando è annunciato che il pranzo è in tavola, la padrona si avvia per la
prima, gli altri seguono. Se questa cerimonia avviene a coppie, è conveniente
offrire il braccio ad una signora, di preferenza anziana, e di regola,
nell'attraversare gli usci, di precedere la signora. Designato il posto (quando
non vi siano i cartellini atti ad indicarli), bisogna aspettare per sedersi che
ciò abbian fatto la padrona di casa e le signore che si hanno a lato.
Quanto si è detto delle mense, vale per i pranzi di etichetta : qualora
durante il pranzo si abbia bisogno di un oggetto che sia sulla tavola, ma non a
portata di mano, non si allunga il braccio per prenderlo, nè si chiede ai
vicini, bensì ai camerieri; non si strofinano col tovagliolo le posate, i
bicchieri, i piatti, ecc. ; non ci si affretta nè ci si attarda nel mangiare, nè
si mangia più di quanto sia sufficiente per dimostrare che si siano gustati i
cibi. Alle signore vicine di posto vanno usati tutti i riguardi per agevolarle
nella bisogna, particolarmente però quella di sinistra, alla quale si ha il
dovere di fare. da cavaliere.
Nei pranzi si deve evitare ogni apprezzamento sui cibi o sul modo di servire.
Usando le bottiglie, bisogna prenderle al collo e non al fondo ; i bicchieri
non vanno mai ricolmi e si debbono adoperare secondo la loro destinazione : per
acqua, per vini comuni, per vini speciali. Le posate, a differenza di quanto si possa
usare alcune volte nei pranzi intimi, vengono cambiate ad ogni portata ; qualora
ciò non avvenga, bisogna stare attenti a non fare atto che metta in evidenza la
manchevolezza. E' bene non chiamare i camerieri, meno che mai battendo col
coltello il piatto o il bicchiere.
In ogni portata bisogna servirsi in misura regolare, rifiutando o accettando
garbatamente al secondo giro ; nel servirsi dal piatto comune si deve evitare di
parlare o di tossire. Finito il pasto, il tovagliolo si depone a sinistra del
piatto senza piegarlo, ma con garbo. Ripudiare l'orribile stuzzicadenti. Nei brindisi non si toccano i bicchieri.
A pranzo finito, è la padrona di casa (o il più elevato in grado) che si alza
per la prima e per la prima lascia la sala ; gli altri seguono con le stesse
convenienze usate nel recarsi a tavola. Al momento di andar via, si va a
prendere congedo dalla padrona di casa, rinnovando i ringraziamenti e non
omettendo di ossequiare tutti i famigliari e gl'invitati ancora presenti.
COME SI MANGIA. = L'antipasto normalmente è composto di diversi cibi, ma non bisogna prenderne più di due o tre qualità, usando all'uopo, se
vi siano, le posate speciali. Le ulive vanno mangiate
col cucchiaio, nel quale si lasciano cadere i noccioli, che poi si depongono vicino all'orlo del piatto ; gli altri cibi si mangiano - secondo la qualità - come si usa per la carne, il pesce, la verdura.
La minestra in brodo si mangia solo col cucchiaio, tenuto all'estremità con le prime tre dita,
come la penna da scrivere : il polpastrello del pollice deve risultare rivolto
in giù. Il cucchiaio, mai ricolmo, va portato
alla bocca alquanto obliquamente. Il brodo non si aspira gorgogliando, ma si
mangia sempre insieme con la minestra, il piatto non s'inclina per raccogliere
gli avanzi.
La minestra asciutta va mangiata con la sola forchetta tenuta come il
cucchiaio ; così pure la pasta lunga, con la quale non si devono fare
pittoreschi gomitoli : va spezzata e presa a piccole quantità.
La carne si mangia tenendo la forchetta all'estremità con la mano sinistra,
con l'indice disteso e il coltello nella destra come una penna da scrivere,
senza che però tocchi la lama. I pezzi di carne si tagliano volta a volta e si
portano alla bocca con la forchetta; con questa si mangia pure il contorno; il
coltello serve solo d'aiuto per sminuzzare, per distaccare la carne dalle ossa
: queste ed il coltello non si portano mai alla bocca. Anche i pezzi di pollo
vanno trattati così e mai presi in mano e spolpati coi denti. Per gli ossicini
che capitano in bocca, si usa lo stesso procedimento che per i noccioli delle
ulive.
Il pesce si mangia con la sola forchetta tenuta nella mano destra ed
aiutandosi con un pezzo di pane usato con la sinistra, sempre che non vi siano
posate speciali per tale uso. Le spine si passano dalla bocca sulla forchetta e
si depongono sull'orlo del piatto.
Le ostriche ed i frutti di mare in genere si staccano dal guscio con la
forchetta, si mettono sul cucchiaio o su di un pezzo di pane e si portano alla
bocca.
Le uova riscaldate si rompono col coltello e si bevono facendo uso del
cucchiaino.
Gli asparagi si mangiano con la sola forchetta o con adatte pinze.
Il pane si spezza con le mani, non si taglia col coltello, non si sbriciola
sporcando la tovaglia. non s'inzzuppa nella salsa.
Il sale si deve prendere dalla saliera servendosi dell'apposito cucchiaino.
Pei cibi speciali per i quali si deve forzatamente fare uso delle mani (carciofi,
verdure crude, piccola selvaggina, ecc.), si usano le punte delle dita, delicatamente, in
maniera da non sporcarsi.
I dolci da tavola si mangiano solamente nel cucchiaio ; la pasticceria da tè
con la piccola forchetta e il piccolo coltello.
Il formaggio, se è tenero, non richiede l'uso della forchetta, ma si taglia
col piccolo coltello e si posa sul pane.
Per la frutta , se cotta e per talune qualità (fragole ad esempio), valgono
le stesse norme che per i dolci da tavola.
Se la frutta deve essere sbucciata, si usa il coltello, mentre con la forchetta la si sostiene alquanto
sollevata sul piatto. La sbucciatura si può fare lasciando la frutta intera, ovvero dopo averla divisa
in parti, a seconda della qualità. I noccioli ed i semi
contenuti nella frutta vanno passati dalla bocca sul
cucchiaio e quindi deposti nel piatto, vicino all'orlo.
Le arance non si sbucciano servendosi del coltello per incidere il piccolo emisfero e tanto meno
vi si cacciano dentro le unghie. L'arancia si taglia
nettamente in otto parti, tenendola ferma nel piatto
con la forchetta nella mano sinistra ; col coltello si
scarnisce la polpa e prima di portare il frutto alla bocca si tolgono i semi per non doverli sputare poi
L'unico frutto che non si tocca nè con il coltello nè con la forchetta è la
banana, perchè aprendola con una lieve pressione dei polpastrelli, la buccia si
ripiega morbidamente sino in fondo, senza insudiciare le dita e senza assumere
quel sapore acre che dà il contatto del metallo.
Il caffè si deve bere a piccoli sorsi, senza versarlo nel piattino o
soffiarlo nella tazza.
NELLA CORRISPONDENZA
LETTERE. - Preferire carta bianca ; sempre con persone di riguardo. La
calligrafia in ogni caso sia intelligibile.
La data va messa in alto e a destra del foglio, prima dell'intestazione. L'intestazione
non deve contenere aggettivi ampollosi, perciò si scrive: "
Signor.................... ovvero " Gentile o Gentilissimo Signor... , Bisogna
tener presente che ai Regnanti si dice Maestà „; ai Principi del sangue "
Altezza Reale „; alle persone di alto grado e dignità, come ai Ministri e ai
Sottosegretari di Stato, ai Generali (da comandanti di Corpo d'Armata in su),
ai presidenti di Alta Corte del Senato, della Camera dei Deputati, a Segretario
del P. N. F., ai prefetti, ai Vescovi, si dirà: " Eccellenza „; ai Cardinali "
Eminenza „; ecc secondo le comuni regole. Ai titolati si premettono ( gli
appellativi " Signore " Gentile,, al titolo nobiliare, se si tratta di uomini o
di donne maritate ; si scrive, invece, solo: " Sígnorina ,,, e non " baronessina
" o " contessina " ecc. Se la persona alla quale si scrive possiede oltre il titolo nobiliare anche uno accademico, si dà la
preferenza a questo.
Il contenuto delle lettere di rispetto deve essere breve, chiaro, privo di
verbosità ; la formula di chiusura deve dimostrare ossequio, rispetto,
devozione, ma non accennare ad umiltà e servilismo. La firma va apposta in
modo leggibile, facendola seguire, se necessario, dal proprio indirizzo. Sulla
busta si fa precedere il nome e cognome dal titolo (se il destinatario ne ha
parecchi, si sceglie il più importante) ; in basso a destra, prima o dopo il
nome della città, si scrive la via e il numero dell'abitazione ; in basso a
sinistra il nome della provincia. Le lettere recapitate per gentilezza debbono
avere busta aperta. Il latore la chiude.
CARTOLINE POSTALI. - Si debbono usare solo tra confidenti, e mai per trattare
argomenti riservati; le illustrate sono consentite solo per inviare i saluti, ma
debbono essere a soggetto serio.
TELEGRAMMI. - il loro uso deve essere limitato ai soli casi d'urgenza : il rettangolino
giallo, recapitato dal fattorino, desta sempre dell'apprensione.
CARTA DI VISITA. - E' riservata per le presentazioni, per porgere auguri, ringraziamenti, condoglianze, per congedo, ecc, e si può spedire o portare. Si
usa anche di lasciarla per la consegna alla persona che non si sia trovata in
casa nel farle visita di ringraziamento.
Alle persone di età avanzata o di ben alto riguardo che inviino il proprio
biglietto, è sempre preferibile rispondere e ringraziare, se pur brevemente,
per lettera.
CONCLUSIONE
Queste norme non sono sufficienti di per sè stesse a stampare il gentiluomo.
Esse vogliono semplicemente stimolare in ciascun allievo la volontà di
autoeducarsi, di migliorarsi, di rendersi padrone di sè stesso, di esercitare
con fermezza il dominio della sua vita interiore e di indirizzare al bene i suoi
atti. Vogliono insomma contribuire alla formazione del carattere, il quale ha
per fondamento la volontà e l'intelligenza.
La lotta per educare e migliorare se stessi è una lotta nobilissima, appunto
perchè molto difficile e fatta di quel tormento incessante, di quella volontà
continuamente tesa, di quella permanente presenza a sè stessi, che si assimila
alla tenacia e all'eroismo del combattente.
Le buone maniere sono il segno esteriore della bontà del cuore, della
elevatezza dello spirito, del calore del sentimento. Tutte doti che dovono
essere caratteristiche dei giovani votati alla carriera eletta delle armi. Ad
essi si apre sorridente la vita, risplende l'avvenire: L'onda del sentimento
che in essi vibra, divina potenza dello spirito, trasporti questo a fiorire
nelle atmosfere più alte e più pure.
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