F.lli Esposito                     © 2001 - 2008  by Carlo Esposito ex allievo del 189' corso

 

Premessa

In generale, la cronistoria non esaurisce il significato più vasto del contesto di cui tratta. Quanto più è complesso l'argomento che si affronta, in specie quello della storia delle Scuole Militari, tanto più è opportuno arricchire la semplice annotazione degli eventi con altre informazioni che il tempo puntualmente registra e delle quali non si può non tenerne conto. "Il tempo", componente non marginale della conoscenza, cataloga "i fatti" e aiuta a distinguere la narrazione nozionistica dall'esercizio letterario per arricchire la storia di contenuti.   Tra l'altro se l'origine greca della paroladice che " storia " è " imparare facendo domande " , " fare domande " al tempo in cui essa si svolge è necessario per "imparare " le vicende che qui interessano e dalle quali se ne può trarre insegnamento.  Nel nostro caso, "quella prima scuola" della "casa militare", viene spesso confinata dalla cultura ufficiale in capitoli chiusi e preconfezionati, quasi fosse "una storia a sé", che parla di fatti e dei suoi attori decontestualizzando l'argomento di interesse. Manca nella storia l'elemento che personalizza il percorso del racconto.  Se la storia cerca di scoprire "ciò che accade", per poi approfondire la ricerca per sapere "come accade" e più avanti "perché" accade, qui si vuole indagare "quando" accade, mettendo a fuoco l'ambiente che lo determina, ovvero "il tempo intorno", non la catalogazione dell'evento fissato nella cronaca. Non si vuole interpretare la storia, ma cercare, nella sua originale identità, dare rilievo ad una delle sue parti la dignità che le compete. Per dirla "alla Proust", è "un viaggio in una città conosciuta guardandola con nuovi occhi".

La Scuola

"Scuola" e "Militare" sono termini che separati intendono due mondi diversi: uno è la formazione e l'istruzione, l'altro è il percorso e la condizione di un particolare tipo di attività. Ma se il primo è allargato a tutti i settori della società, il secondo costituisce un angolo separato, autonomo e particolare della stessa vita "civile" che invece lo include nell'intero contesto sociale, legittimamente garantito dalla Costituzione, in tutti i campi dell' amministrazione: dall'istruzione, ai mestieri ed alle professioni. Se le Accademie Militari o le Scuole di specializzazione e di formazione della vita con le stellette sono esse stesse interne all'Istituzione Militare, diverso è lo stato delle Scuole Militari della prima età, dove l'istruzione scolastica liceale non è finalizzata a completare il ciclo scolastico superiore nella vita militare. I programmi di studi sono gli stessi ai quali devono attenersi tutti i licei nazionali: gli insegnanti sono "esterni", ma provengono dalle liste dei Provveditorati agli Studi regionali; cioè, il controllo e la responsabilità dei corsi scolastici che si seguono nelle Scuole Militari sono demandati alla giurisdizione di altra istituzione che è quello del Ministero dell'Istruzione.  Ma la "Storia ufficiale" che leggiamo sui testi di scuola, che non è solo quella di questo saggio, conferma come Allievi e insegnanti si siano distinti in ambiti diversi da quelli della vita militare. Basta percorrere in rapida successione, le date della Storia nazionale, a partire da oltre due secoli fa, dai lontani "fatti" della Rivoluzione Napoletana del 1799. Il professore della Nunziatella , Carlo Lauberg, definito da Benedetto Croce come "il primo cospiratore del moderno Risorgimento italiano", fu nominato capo del Governo Provvisorio della Repubblica Partenopea, quindi fu esiliato in Francia dalle forze della restaurazione comandate dal Cardinale Ruffo. Invece gli altri docenti, Francesco Saverio Granata, Pasquale Baffi e Roselli furono impiccati, e l'Allievo del primo corso, il Ten. Pietro Lossa, fu decapitato, mentre altri Allievi furono colpiti da pene detentive. Altri docenti importanti passarono dalla Scuola di Napoli, da Basilio Puoti, grande umanista e letterato, che prima di lasciare l'insegnamento alla Nunziatella sostenne l'assunzione di "quel" Francesco De Sanctis, che ancora oggi è un riferimento indiscusso della cultura nazionale, a Mariano d'Ayala, già Allievo, istruttore ed insegnante di Artiglieria, costretto a dimettersi per gli ideali risorgimentali di cui era uno degli ispiratori più in vista. D'Ayala poi divenne parlamentare dell'Italia unita e fu uno dei più strenui difensori della conservazione dell'Istituto napoletano. Dopo di lui, per citarne soltanto qualcuno fino ai giorni nostri, Vincenzo Fiore, Piero Pieri, Luigi Russo, Paolo Barbi. Anche la "Teulié" può fregiarsi di docenti di rilievo indiscusso, come quel monumento risorgimentale che si chiama Silvio Pellico, assunto dopo molte insistenze dovute a Ugo Foscolo, il cui interessamento confermava la forte aspettativa che il mondo culturale manifestava nella formazione di quell'Istituto Militare. Senza poi parlare di tante generazioni di Allievi che usciti dalle Scuole Militari hanno raggiunto posizioni prestigiose ai vertici delle carriere pubbliche e di tutte le professioni, divenendo anche Deputati, Sottosegretari e Ministri del Parlamento, dal Regno Borbonico, alla Monarchia Sabauda, fino alla Repubblica dei nostri giorni.

 La società "civile"

Non solo "militare" è il destino degli Ex Allievi delle Scuole Militari.   Dai vertici della Magistratura in tutte le sue componenti, fra i quali per tutti si ricorda Ettore Gallo, Ex Allievo della Nunziatella Presidente della Corte Costituzionale, scomparso nel 2001, a quelli delle altre Istituzioni della Giustizia, della pubblica amministrazione, dalla presidenza dell'Autorità per l'Energia, alla presidenza di Istituzioni Europee della Ricerca Scientifica (COST - Comitato di Cooperazione Europea per la Ricerca Scientifica e Tecnologica), a quella della rappresentanza dell'Industria; ogni alta carica dirigenziale di società di interesse pubblico, dal mondo della informazione e della comunicazione, fino al vertice della produzione della stessa RAI, e di ogni professione: dalla medicina, alla giurisprudenza, al diritto internazionale, e in tutte le attività che oggi sono all'avanguardia del cambiamento e dell'innovazione tecnologica. Anche il mondo delle arti e dello spettacolo annovera esempi illustrissimi: Vittorio Alfieri, che fin dalla tenera età di 9 anni frequentò !'Accademia Reale di Torino; Federico Caprilli, Ufficiale di Cavalleria che ideò il "metodo", arte dell'equitazione che da circa un secolo (quest'anno ricorre il centenario della sua morte) è il "fondamentale" di riferimento per tutti gli sport equestri; Alessandro Blasetti, regista famosissimo, primo sguardo innovatore del "neorealismo" e ispiratore della "Cinecittà" che oggi festeggia i suoi "primi settant'anni" dalla sua fondazione; Edoardo Spadaro, celebre chansonnier fiorentino negli anni '30 e '40 del secolo scorso.  Tutti insieme affermano il senso di una storia collettiva, unica e condivisa, in cui si riconoscono e che li rappresenta con pari dignità. Ci si astiene dal citare tutti i nomi di chi, prima della maturità e del successo, ha trascorso anni indimenticabili nelle Scuole Militari. Ma è altresì doveroso menzionare Allievi che hanno intrapreso la via della Fede: dal Frate Gianfranco Chiti, Ex Allievo sia della Scuola Militare Teuliè sia di Roma, Ufficiale dei Granatieri, che ha affrontato con eccezionale valore la dura campagna di Russia della seconda guerra mondiale e che, dopo aver raggiunto il grado di Generale, divenne Frate

Cappuccino. Continuò la sua missione facendo rinascere un piccolo monastero abbandonato vicino a Orvieto, diventato ormai un rudere e destinato alla rovina, ricostruendolo con la forza delle proprie braccia e restituendolo al culto: alla sua morte, avvenuta di recente, i fedeli di quella comunità, che ancora lo venerano come un Santo, lo ricordano come "il Generale di Dio ,mentre dai "NUNZIATELLI" fu affettuosamente chiamato "nu dio 'e General". Esempi questi, quasi legati da un filo conduttore che attraversa alcune tradizioni delle sedi storiche delle Scuole Militari nei rapporti con i luoghi del culto. La Teulié ha visto il succedersi di attività benefiche e di assistenza sociale fin dal medioevo; la Nunziatella ha ereditato le "stanze" che dal 1587 al 1751 furono

" Padre Chiti "

del noviziato dei Gesuiti e poi quelle del Real Collegio Ferdinando, tenuto dai Padri Scolopi fino alla sua istituzione e, infine, la Scuola Militare di Palazzo Salviati, segno importante di un tessuto urbano cinquecentesco, che parte dal Costei S. Angelo e che è polo della città intorno al quale proliferano le assistenze caritatevoli della Roma papalina e molte iniziative pubbliche. Riferimenti che però sottolineano la laicità della tipologia-strutturale, dove le aree di culto sono disposte all'esterno delle Scuole: la Chiesa di S. Celso per la Teulié, la Chiesa di S. Giuseppe alla Lungara per la Scuola di Palazzo Salviati e la Chiesa NUNZIATELLA, ancorché quest'ultima sia proprio adiacente e comunicante con le mura del "Rosso Maniero".

Il sistema educativo

L'aver accennato, seppur brevissimamente e sinteticamente, ad alcune testimonianze sui traguardi raggiunti dagli Allievi delle Scuole Militari, attesta la validità li una netta distinzione nel confronto con gli Istituti di formazione ad esse equipollenti, potendo ragionevolmente affermare che, nella particolarità del contesto in cui si evidenzia, cresce unica e non riproducibile. Questo non deve sorprendere, perché risponde ai fini della istituzione delle Scuole Militari. Nel 1768, risulta che il Conte Francesco Vargas Macciucca, Ministro dei Borbone, per proporre un nuovo regolamento al Regal Collegio della Nunziatella, richiedeva notizie sull'ordinamento dei Collegi e delle Accademie dei nobili al Conte Michele Pignatelli, Ministro della Real Casa di Torino. Ma il regolamento fu innovativo per merito del giovane Tenente Giuseppe Parisi, che, dietro commissione di Ferdinando II di Borbone, guidò un gruppo di giovani ufficiali recandosi nel 1782 in Francia, in Germania ed in Austria per studiare "i nuovi Regolamenti delle truppe, gli istituti di educazione militare e le più recenti scoperte nei servizi del Genio e dell'Artiglieria."   Rientrato a Napoli nel 1785 il Parisi, redisse una puntuale relazione sulle esperienze fatte per il progetto di una nuova Accademia, indicandola come una scuola nella quale doveva esservi quanto di meglio si era osservato e che non doveva essere la copia di niun altro istituto di istruzione militare. Quella idea del futuro Generale Parisi che, per quanto poi fece per garantire

 continuità al Collegio è ricordato come il vero fondatore della NUNZIATELLA, proponeva così un organico piano di riordinamento, in cui si prevedeva un istituto dove istruzione militare e civile procedessero abbinate, temprando tanto il fisico tanto il carattere.  La necessità della disciplina non avrebbe dovuto far dimenticare che ogni allievo rappresentava un'anima plasmare attraverso un'opera paziente giorno dopo giorno.  La proposta di formare sì, "ottimi ufficiali", ma anche "ottimi cittadini", doveva concretizzarsi con una educazione "triplice, quella del corpo, della mente e del cuore": indirizzo educativo che è sempre stato ed è ancora oggi di tutte le Scuole Militari.  Per approfondire l'analisi del sistema educativo delle Scuole Militari come se si trattasse di un quadro che le comprenda tutte insieme, si considera la

Dal Museo Storico della Nunziatella

Nunziatella che per continuità e anzianità" si assume come "guida" della esposizione. Si precisa per opportuna chiarezza, che la sua "continuità" non è interrotta nel 1805, quando nel periodo murattiano il Collegio fu sguarnito degli Allievi e, senza troppi ripensamenti, il Governatore Poli seguì il Re Ferdinando e la sua Corte a Palermo. Quasi un anno dopo, prima di riprendere i corsi regolari, nella sede rimasero i docenti e gli inservienti fiduciosi, a ragione, che il Generale Parisi si sarebbe impegnato, come felicemente ottenne, che fosse garantita la prosecuzione della vita dell'istituto. La seppur flebile fiammella della presenza di quei docenti e di inservienti fedeli alla "loro" Scuola consentì, con la riapertura dei corsi nel 1806, di tenere accesa, nella incerta Storia della Nunziatella di quel tempo, la sua "continuità della presenza". 

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