F.lli Esposito                     © 2001 - 2008  by Carlo Esposito ex allievo del 189' corso

praticare la vela, il mio sport preferito. M'incuriosiva il dover aver a che fare con allievi simili a me 30 anni prima.  Dall'altra parte della barricata.    Ero il Comandante.   Serissimo fuori e sganasciato dal ridere dentro quando li vedevo rigidi sull'attenti al mio passaggio.   Stimolante confronto fra quei "lontani" muri rossi e avvolgenti, dentro i quali ridevi e sognavi il mondo con voli entusiasti di fantasia sfrenata e spazi liberi infiniti della Laguna che t'offrivano tutto.   L'equilibrio di un confronto che ancora consolida il mio centro di gravità: "stessi figli ....." i   nunziatelli a Napoli e "stessi figli....." i morosiniani a Venezia, tutti della "stessa ......   mamma!" Ed io con loro, di qua e di là.    Ancora oggi e, come si dice a Roma, "Chi c'ha Mamma non trema!"

Luigi Tarsia

Morosini

20 settembre 1985

Vengo cc una famiglia militare. Per scelta decisi ci frequentare una Scuola Militare già a 15 anni. Partecipai e vinsi il concorso: ero nel mondo dei miei sogni di bambino. A Venezia ad accogliermi al porto­ne d'ingresso cel collegio Morosini c'era un r090770 in uniforme da marinaio: jeans, camicia e berretto bianco, che poi era la "caciotta", e sulla spalla sinistra cella sua camicia, in bella mostra tre strisce rosse, un simbolo con un timone ed un'ancoretta sovrapposti, sotto una stan­ghetta e poi una specie di grado da sergente. Alla porta fummo riconosciuti, e ci venne attribuito un nume­ro, la matricola che mi seguì per ben tre anni. Il mio era 601. Dopo la prima "vestizione" (ma che era?), mi dis­sero: correrai molto in questi giorni, vedrai che dopo ti

andrà bene. Non capivo. Un grido: "Chi è il più anzia­no qui?" Beh, cominciammo a guardarci scambiando­ci le dote di nascita. Il più anziano ero il numero più basso di matricola, "Quello ~l!" Mi urlò: "Folli stare zitti e mettili in rigo!" Non capii. Il graduato si mise di fron­te o me, il mio naso sfiorava lo suo camicia, le sue urlo mi sfondovono i Mmponi, fece un posso indietro e pioz­zò il suo palmo bene aperto o tre millimetri col mio naso: "Cinque, te ne fai cinque!" "Ma cinque cosa?" risposi io stando di fronte o lui terrorizzato su uno poso che somigliava o un ottenti Non lo avessi mai detto: "Onque giri di Compoccio! EsecutiviV Cosa ero il {-ompoccioQ Boh! Ma capii                 eccome!, lo gronde oiuolo dei Collegio, proprio al centro dello Scuola, 330 milioni di metri di perimetro. E poi in meno di dieci minuti avevo collezionato ben quindici giri di corso,e dietro di me si unirono altri. Mi fermai e ne cispettoi uno per correre ci suo fianco e mogori sccim­

bionsqmzlche parola mentre correvamo. dieci metri un Guordicimorino: "Voi due! Nessuno vi ha insegnato            Dopo appena

o correre? Si corre con i pugni al petto, i gomiti aperti eoopro8utto non si parla, eai sto o diston zo di tre metri l'uno doll'ol!no!            Per ogni mancanza vi fate cinque giri!" Ai quindici precedenti se ne erano sommati altri quindici ed era do meno di un'onz che stavo tra quelle mura! Dopo i primi quindici mi fermai e mi sedetti o rifiokzns. Uno voce lontano mi urlò: "pivolo! Non ci si siede durante l'esecuzione di uno punizione!" Non pensavo che le urlo fossero rivol­te o me, mica mi chiomovo Pivolo io! Meno di un minu­to dopo un altro davanti o me, un energumeno di !en' kz centimetri più di me: "pivolo, tu non hai ancora capi­to! Te ne fai cinque! lo che non so o cosa si hferis­oe, gli dissi: "Ma guardi che io sono Torsio, non Pivolo, si sto sboQlioncio" Apriti cielo! Poco dopo ero o quoto quonznkzcinque giri! Ero in uno stato fisico vergognoso,

NUNZIATELLA - 1960 - vita di Allievi

sudatissimo, camminavo con difficoltà: tutti quei giri di corsa, scarpe nuove ai piedi e vesciche sui talloni .....entrai nell'aula e trovai i tre graduati alle tre sezioni, due dei quali li avevo già tristemente conosciuti. Così, correndo, circa cinquanta giri al giorno. Perché ero il più anziano, il responsabile, sempre di tutto. La "Franchigia igienica" , dopo sette settimane !   ... "igienica", chissà perché! Strano però, tutto m'è rimasto in mente: quelle punizioni, quei giri di corsa, i minuti di piantone, i rapporti e le privazioni! Momenti di una vita che tornerei a vivere, allo stesso modo.

 Luigi Ambrosino

Nunziatella 1960

3 ottobre 1960.

Avevo appena finito la "vestizione".  Vidi fermo l'Ufficiale sulla soglia dell'entrata nel corridoio del piano terra, dove guardava all'infinito del Cortile Piccolo. Il nostro "infinito".  Le mani dietro la schiena e le gambe leggermente aperte. Aveva le orecchie grandissime, e questo lo faceva più alto. Mi fermai davanti a lui, quasi intimorito. Sapevo come salutarlo: Papà, già anni prima, quando comandava la 3' Compagnia, mi insegnava come dovevo fare.   Sull'attenti, rigido,.....con le dita chiuse nella mano tesa, leggermente inclinato sul davanti senza far vedere il palmo, .....l'altro braccio teso lungo il fianco sinistro e mano sinistra tesa, il dito indice lungo la cucitura dei pantaloni, quella esterna sulla gamba.....così!, vedi? Scatto.....aheeeé!, sient: 'a me, sentii un flusso d'aria calda 'ngopp: il giubbino, due misure più grandi,

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